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Musset, Alfred de.

Poeta e drammaturgo francese. Studiò a Parigi, iscrivendosi alla facoltà di Legge e poi di Medicina; attratto dalla brillante vita mondana della Parigi di primo Ottocento e dall'atmosfera di raffinatezza che si respirava nei cenacoli letterari del tempo, trascurò gli studi. Solo a partire dal 1832 si dedicò con maggior decisione alla letteratura e alla poesia. Legato inizialmente a Victor Hugo e introdotto nel Cénacle de la rue Notre-Dame-des-Champs in cui solevano radunarsi i maggiori poeti romantici, rivelò una personalità brillante: la sua eleganza, il suo spirito e la sua disinvoltura gli guadagnarono ben presto una posizione di rilievo. A questo periodo risalgono i Racconti di Spagna e d'Italia (1830), che nel solco della poetica romantica (e con ricordi da Hugo e da Byron) cantano amori tragici e passionali, intessuti in una complicata trama di vicende e di intrighi fantastici, nella quale trova ampia realizzazione il gusto per l'esotismo tipico del Romanticismo. Nello stesso anno M. esordì in teatro con La notte veneziana, che però fu accolta sfavorevolmente. Da allora decise di scrivere per suo piacere personale e per i lettori, ignorando gli spettatori: la raccolta intitolata Uno spettacolo in poltrona (1832) riunisce diversi lavori teatrali, concepiti piuttosto come uno "spettacolo in una poltrona", destinato quindi alla lettura più che alla rappresentazione scenica. In questi anni maturò il lento ma netto distacco dalla poetica romantica e la conseguente rottura con i poeti del Cénacle. Nel 1833 pubblicò il poemetto Rolla, che ebbe un grande successo: in esso si delinea uno dei motivi tipici della successiva produzione drammatica di M., il tentativo, costante anche se disperato, di recuperare valori assoluti che sembravano inesorabilmente perduti. Quasi contemporaneo è l'inizio della relazione con George Sand, tempestosa, sofferta e destinata a concludersi dopo tre anni. Alcuni scritti di M. risentono direttamente del suo stato doloroso e inquieto: La confessione di un figlio del secolo (1836), autobiografica, rappresenta nelle vicende di un libertino deluso e amareggiato un'epoca ormai vuota e priva di valori; le Nuove poesie (1835) e il poema Le notti (1837) rivelano un uomo disilluso e disfatto; Lorenzaccio, dramma storico pubblicato nel 1834 e considerato il suo capolavoro per vivacità e immediatezza, è tratto esplicitamente da un canovaccio della stessa Sand. Si trattò di un periodo in cui l'attività compositiva si fece febbrile. M. pubblicò opere tragiche come I capricci di Marianna e Fantasio (1833). Numerose sono le commedie di M., nelle quali si mescolano scherzo ed emozione: Non si scherza con l'amore (1834); Non bisogna mai giurare (1836); Un capriccio (1837); Bisogna che una porta sia aperta o chiusa (1845); Impossibile pensare a tutto (1849). Molte di esse furono poi raccolte in Commedie e Proverbi (1853). Ormai malato e alcolizzato, M. riuscì solo a tratti a ritrovare la propria ispirazione, ancora intessuta di quella fantasia, deliziosa e sfumata di vera emozione, che era stata degli inizi. Più spesso, invece, gli accenti si fanno angosciati e amari, nonostante il riconoscimento tardivo ad alcuni dei suoi primi lavori e l'elezione nel 1852 all'Accademia di Francia (Parigi 1810-1857).